È stata inaugurata la nuova sede della Questura di Gorizia, situata nell’ex edificio del Provveditorato alle Opere Pubbliche in piazza San Francesco. Alla cerimonia hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il Capo della Polizia e Direttore generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Vittorio Pisani, il Questore di Gorizia Luigi Di Ruscio, il Governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, l’europarlamentare Anna Maria Cidin, il Presidente della BCC Venezia Giulia Carlo Feruglio – che ha donato l’opera – e il Consigliere regionale Diego Bernardis, oltre alle più alte cariche istituzionali regionali e provinciali.
Il taglio del nastro è stato preceduto dalla benedizione della struttura impartita dal vicario giudiziale dell’Arcidiocesi di Gorizia, monsignor Ignazio Sudoso, in rappresentanza dell’Arcivescovo metropolita, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli.
La nuova sede della Polizia di Stato rappresenta un traguardo significativo per la comunità goriziana: uno spazio moderno e funzionale, che va a sostituire lo storico Palazzo degli Stati Provinciali di piazza Cavour, sede della Questura fin dal 1927.
Un momento particolarmente toccante è stato l’inaugurazione della stele commemorativa “Ai caduti della Polizia di Stato”, opera del maestro Giorgio Celiberti. La scultura, collocata nel cortile del nuovo edificio grazie al lavoro di installazione curato da Nicolò Gambarotto, è stata voluta come segno indelebile di memoria e riconoscenza per le donne e gli uomini della Polizia di Stato caduti in servizio.
“Per me è stato un onore poter contribuire con la mia arte a rendere omaggio a chi ha sacrificato la vita per il bene della collettività – ha dichiarato il maestro Celiberti – Ogni segno inciso sulla stele vuole essere un ricordo, una preghiera e un messaggio di speranza, perché la memoria di questi caduti continui a vivere e a ispirare le nuove generazioni”.
Con la sua opera, Celiberti conferma ancora una volta la capacità della sua arte di farsi portavoce di valori universali, unendo memoria storica, dolore e speranza in un segno concreto e duraturo.