Sabato 14 giugno 2025, nella suggestiva cornice della Chiesa della Conversione di San Paolo a Ferrara, è stata inaugurata la mostra Volti della Passione di Giorgio Celiberti, una delle figure più importanti dell’arte contemporanea italiana. L’esposizione, realizzata nel contesto del Giubileo della Speranza, propone una riflessione potente e commossa sul tema del Crocifisso, ricorrente nell’opera del maestro, e si configura come una vera e propria “via crucis” plastica e pittorica.
All’apertura della mostra è intervenuto S.E. Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, che ha voluto rendere omaggio alla forza espressiva dell’arte di Celiberti e alla profondità spirituale della sua ricerca. Di seguito, riportiamo integralmente le parole pronunciate dal vescovo in occasione dell’inaugurazione.
La croce attraversa l’arte
(S. Paolo, 14.6.2025)
S. E. Mons. Gian Carlo Perego
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
Un cordiale saluto a tutti voi e un particolare saluto, unito al ringraziamento, per il maestro Giorgio Celiberti, giustamente considerato tra i grandi della pittura e scultura italiana, per questa mostra dedicata ai volti della Passione. La Passione è il momento della sua vita in cui Gesù Cristo si avvicina maggiormente alla nostra umanità, perché ne condivide la sofferenza e la morte, ma anche il senso dell’abbandono.
Riconoscere nella Passione attraverso l’arte i diversi volti, le diverse espressioni, i diversi momenti di Cristo, significa segnalarne ancora di più questa umanità, ma anche questa vicinanza di Dio a noi. Non sempre abbiamo questa percezione della vicinanza di Dio. Lo sentiamo più lontano che vicino, più distante che prossimo, alle volte quasi che fosse disinteressato alle vicende umane. In realtà, il Signore è più vicino di quanto possiamo immaginare, è “intimior intimo meo”, “la persona più intima al mio intimo”, scriveva Sant’Agostino nelle Confessioni.
La Croce è il segno di questa intimità di Dio con l’uomo. Per questo, forse, la croce molti la portano spesso al collo: per sentire questa vicinanza di Dio. Per questo ogni Vescovo la porta come un segno evidente: segno di uno stile di prossimità. Per questo in ogni chiesa non manca nel presbiterio: segno necessario di devozione per comprendere anche il mistero dell’Eucaristia, mistero di morte e risurrezione, pane di vita.
Nella storia della spiritualità ferrarese la Croce è un elemento centrale – come segnalava lo storico don Samaritani. Nei grandi Crocifissi presenti in molte chiese, respiriamo questa umanità di Gesù che soprattutto la presenza francescana ha portato nelle nostre terre e segnato le nostre chiese. Il Crocifisso scandalizzava ieri i Giudei – come ricorda Paolo nella lettera ai Corinzi – come scandalizzava Nietzsche (“la fede nella croce assomiglia al suicidio della ragione”): in realtà è il segno più bello dell’amore di Dio e della sua intelligenza nella storia.
La croce non è una cattiva notizia, ma una buona notizia, come ricordava sempre l’apostolo Paolo ai Corinti: “Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (2 Cor 2,2). La croce è il segno di Cristo che ama, ma anche il segno del cristiano che ama, chiamato anch’egli a portare la croce. E queste croci, questi crocifissi ce lo ricordano.
Al termine di questa mostra è bello ripetere le parole di San Francesco, un amante del Crocifisso, che ripetiamo in ogni Via Crucis: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, e ti benediciamo, perché per la tua Santa Croce hai redento il mondo”. Il Crocifisso non è un perdente, è il Salvatore. Il nostro Salvatore. E questa mostra del maestro Celiberti – che ci ha fatto dono dell’esposizione di un gruppo delle sue opere dedicate al Crocifisso –, nella plasticità di un’arte che rimodella lo stesso volto, mai definito completamente, lo ricorda a noi e a tutti.